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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Eveline

 What's in  a book n.4 Eveline , da Gente di Dublino , di James Joyce, trad. italiana di M. G. Minoya. Ed. orig. Dubliners . Sedeva alla finestra osservando la sera che calava sul viale, con la testa appoggiata alle tendine e nelle narici l'odore del crétonne polveroso; si sentiva stanca. C'era poca gente per la strada. L'uomo che abitava nell'ultima casa passò rincasando; ne sentì i passi risuonare sul cemento del marciapiede e poi scricchiolare più in là sul sentiero, davanti alle nuove case rosse.  Inizia così uno dei racconti più belli e rappresentativi dei Dubliners di Joyce. Storia di adolescenza e giovinezza ma nello stesso tempo metafora dell'immobilismo di un mondo che non sa rinnovarsi La casa! Si guardò attorno per la stanza, passando in rivista tutti quegli oggetti familiari, che per tanti anni aveva spolverato una volta la settimana (...). Lei aveva acconsentito ad andarsene, a lasciare la sua casa. Era saggio ciò che faceva? La giovane, mite, Evel
  Possessione , di Antonia S. Byatt  (Titolo originale  Possession. A romance . 1990; ed. italiana: Torino Einaudi 1992) Tutto inizia da un libro: in una sala della London Library alle 10 di mattina di un giorno di settembre del 1986, Roland Mitchell, giovane ricercatore a contratto, apre con emozione il volume  ancora ricoperto di "nera, densa, tenace polvere vittoriana" di Randolph Henry Ash, poeta vittoriano di cui sta studiando le fonti letterarie. Dal libro spunta inaspettato un fascio di appunti: Il libro si aprì, come una scatola, liberando fogli su fogli di carta sbiadita, blu, crema, grigia, zeppi di scrittura rugginosa, dei graffi ingialliti di un pennino d'acciaio. Roland riconosce la grafia con emozione, legge e prende nota. Sembra una tranquilla mattinata di studio, poi l'improvvisa scoperta: due lettere indirizzate ad una donna, senza anno, mai spedite. Chi poteva essere la misteriosa destinataria? Ne esisteva una versione definitiva?  Ed ecco l'impu