Eveline

 What's in  a book n.4

Eveline, da Gente di Dublino, di James Joyce, trad. italiana di M. G. Minoya. Ed. orig. Dubliners.


Sedeva alla finestra osservando la sera che calava sul viale, con la testa appoggiata alle tendine e nelle narici l'odore del crétonne polveroso; si sentiva stanca.

C'era poca gente per la strada. L'uomo che abitava nell'ultima casa passò rincasando; ne sentì i passi risuonare sul cemento del marciapiede e poi scricchiolare più in là sul sentiero, davanti alle nuove case rosse. 

Inizia così uno dei racconti più belli e rappresentativi dei Dubliners di Joyce. Storia di adolescenza e giovinezza ma nello stesso tempo metafora dell'immobilismo di un mondo che non sa rinnovarsi

La casa! Si guardò attorno per la stanza, passando in rivista tutti quegli oggetti familiari, che per tanti anni aveva spolverato una volta la settimana (...). Lei aveva acconsentito ad andarsene, a lasciare la sua casa. Era saggio ciò che faceva?

La giovane, mite, Eveline osserva la sera dublinese in procinto di sperimentare un grande cambiamento nella sua esistenza, che si incarna nella figura gentile e promettente di Frank. Tuttavia, reminiscenze, rimorsi e fantasmi non le renderanno facile la scelta. Un capolavoro all'interno di una raccolta variegata e complessa che preannuncia già alcuni temi dell'Ulysses.



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