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Visualizzazione dei post da novembre, 2022
  Gabriele Lavia al teatro Quirino: Il berretto a sonagli, di Luigi Pirandello. Correvano gli anni 80 quando, invece di andare ai concerti dei Duran Duran, mettevo da parte i soldi delle paghette settimanali per andare a teatro. Prenotavo posti bellissimi, in prima o seconda fila, sotto al palcoscenico, per non perdermi una battuta né uno sguardo degli attori. Vidi di tutto, anche i cosiddetti 'mostri sacri': Vittorio Gassmann nell' Otello di Shakespeare, che ogni sera scambiava con Giulio Brogi i ruoli di Otello e Jago, come nella tradizione, e io capitai quando Gassmann faceva Otello: maestoso, truccato di nero, quando entrò in scena ci fu un applauso subito, prima che parlasse, come a sottolineare immediatamente il gigante che era. Vidi Carmelo Bene, in una rivisitazione tutta sua - surreale ma non per questo meno inquietante- di Macbeth : carismatico, voce profonda e sublime. Glauco Mauri in Edipo re , Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice, coppia in scena e nella vita, in C
  La poesia che si fa anima: Francesco Di Benedetto, Per non dimenticarmi, Manni editore, Collana Occasioni, 2018. Quale spazio c'è, nel mondo di oggi, per il poeta? Quali distanze possono essere annullate, abbattute, dissolte, dalla poesia? Nella nostra società 'liquida', in cui prevale ciò che è veloce, in cui le immagini delle pubblicità si susseguono come visioni oniriche, sovrastate da suoni voci e parole, qual è il luogo della parola poetica, la sede eletta? Ho letto le raccolte di questo poeta romano, Francesco Di Benedetto. Ho letto i suoi versi scabri, scavati nella roccia, coraggiosi e diretti, destrutturati. Le sue immagini mi fluttuano nella mente. Sulla mia scrivania c'è una raccolta del 2018, dal titolo Per non dimenticarmi . Ho segnato a matita i fili che si dipanano nel suo narrare. Rileggo la sua dichiarazione di intenti, una sorta di manifesto poetico:  La mia letteratura si è costruita con il cinema e con le immagini. (...) Le immagini vi entrano con