What's in a "look":

Zitti e buoni, ovvero Damiano e la tradizione.

Ho letto commenti di tutti i tipi sulla vittoria dei Maneskin a Sanremo. Forse perché  in questo periodo di semi-lockdown e coprifuoco, la gente sta di più a casa e  ha visto il famigerato Sanremo proprio quella porzione di pubblico che normalmente ne  prende le distanze o non lo guarda proprio. Senza dubbio molti sono rimasti sorpresi dal successo di questi 4 ragazzi romani che, come alcuni fanno notare, sono passati in un baleno "dal liceo a Sanremo", liceo che, sempre come molti altri sottolineano, pare non abbia coinciso del tutto con la brillantezza negli studi.

Ecco. Andiamo a vedere però cosa è successo in quel "baleno". E la velocità del loro successo non deve trarre in inganno, non deve far pensare che sia per questo meno valido. I suddetti ragazzi hanno fatto con umiltà la loro gavetta, hanno riconosciuto fin da subito che la musica era la loro passione e si sono impegnati in questo. Hanno suonato per le strade del centro storico di Roma quando nessuno ancora li conosceva, si sono messi in gioco da X-Factor facendosi notare fin da subito perché in loro c'era qualcosa di diverso, forse proprio quel quid che ha impedito, quella volta, di vincere il primo posto perché a loro è stato preferito un prodotto musicale più omologato e prevedibile. Ciononostante hanno continuato, a testa bassa, a scrivere i loro pezzi, a rappresentarli nel modo a loro più congeniale, che buca lo schermo, e sono nati album e brani che hanno popolato le classifiche di questi anni, dal 2017 in poi. Hanno fatto tour per l'Europa con Il ballo della vita, girando notte e giorno sul loro caravan, hanno collezionato brani che molti di noi hanno ascoltato e memorizzato (vedi il mantra quindi Marlena torna a casa.). 

E poi c'è lui. Damiano è un frontsinger nato. La sua gestualità, il modo di muoversi sul palco, la voce vellutata e all'occorrenza graffiata,  il 'look' di moda e al di là delle mode, il gioco dei travestimenti come bellezza e come gioco, una tavolozza di colori ed esperimenti, la perfetta intonazione e il fraseggio di chi usa la tecnica vocale con personalità e originalità. Cosa hanno da dire, i detrattori? Dato che non si può negare il talento spiccato del ragazzo la buttano sulla poca originalità del pezzo in questione, cioè quello che ha vinto. I ragazzi hanno portato e fatto vincere il rock sul palco di Sanremo, dove di rock non è che se ne sia visto molto, ma c'è chi tuona sul déja vu delle vecchie glorie del rock. 

E se anche fosse? Se anche questi ragazzi usassero i pattern del rock già conosciuto, che cosa ci sarebbe da meno nel loro successo? Anzi, questo non può che far loro onore. Che nell'attacco di Zitti e buoni si possa ravvisare la grinta e la ritmica ansiogena e trascinante di Immigrant song, per esempio, non può che far piacere. Perchè loro conoscono la tradizione e ci giocano dentro, esprimono in quella il loro talento. Lo abbiamo visto anche nell'esecuzione della cover di Amandoti con Manuel Agnelli: un pezzo dei CCCP, inarrivabile e inimitabile, e loro ne hanno fatto qualcosa di rispettoso dell'originale ma nello stesso tempo lo hanno rivisitato con la loro forza: sguardo, spettacolo, voce, presenza scenica, suggestione. Non era una semplice cover, era una captatio dello spettatore in un gioco di specchi e attrazione che a pochi è concesso (quanti singer attuali hanno quella forza? E quanto ci ha fatto pensare a sfumature di Bowie, Mercury and so on?). E non perché lui, Damiano, sia il belloccio di turno, come tanti se ne sono visti e se ne vedranno, ma perché c'è dell'altro. C'è l'Altro, il quid ineffabile, il carisma che trascina, che ti fa riascoltare i loro brani soprattutto live, dove loro danno il meglio. L'emozione che sanno infondere e l'originalità del loro modo di essere, la rivisitazione della tradizione con la novità dirompente del loro talento. C'è qualcosa di nuovo, anzi d'antico: qualcosa che andrà al di là delle stagioni e dell'estemporaneo, e che fa del loro successo un ben meritata vittoria. Complimenti, ragazzi.


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