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  Gabriele Lavia al teatro Quirino: Il berretto a sonagli, di Luigi Pirandello. Correvano gli anni 80 quando, invece di andare ai concerti dei Duran Duran, mettevo da parte i soldi delle paghette settimanali per andare a teatro. Prenotavo posti bellissimi, in prima o seconda fila, sotto al palcoscenico, per non perdermi una battuta né uno sguardo degli attori. Vidi di tutto, anche i cosiddetti 'mostri sacri': Vittorio Gassmann nell' Otello di Shakespeare, che ogni sera scambiava con Giulio Brogi i ruoli di Otello e Jago, come nella tradizione, e io capitai quando Gassmann faceva Otello: maestoso, truccato di nero, quando entrò in scena ci fu un applauso subito, prima che parlasse, come a sottolineare immediatamente il gigante che era. Vidi Carmelo Bene, in una rivisitazione tutta sua - surreale ma non per questo meno inquietante- di Macbeth : carismatico, voce profonda e sublime. Glauco Mauri in Edipo re , Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice, coppia in scena e nella vita, in C
  La poesia che si fa anima: Francesco Di Benedetto, Per non dimenticarmi, Manni editore, Collana Occasioni, 2018. Quale spazio c'è, nel mondo di oggi, per il poeta? Quali distanze possono essere annullate, abbattute, dissolte, dalla poesia? Nella nostra società 'liquida', in cui prevale ciò che è veloce, in cui le immagini delle pubblicità si susseguono come visioni oniriche, sovrastate da suoni voci e parole, qual è il luogo della parola poetica, la sede eletta? Ho letto le raccolte di questo poeta romano, Francesco Di Benedetto. Ho letto i suoi versi scabri, scavati nella roccia, coraggiosi e diretti, destrutturati. Le sue immagini mi fluttuano nella mente. Sulla mia scrivania c'è una raccolta del 2018, dal titolo Per non dimenticarmi . Ho segnato a matita i fili che si dipanano nel suo narrare. Rileggo la sua dichiarazione di intenti, una sorta di manifesto poetico:  La mia letteratura si è costruita con il cinema e con le immagini. (...) Le immagini vi entrano con
  What's ..in the school: quando nel quotidiano nasce il colore . Ieri mattina, sfogliando le pagine di Repubblica, edizione nazionale, trovo un'immagine inaspettata: la terza C, la mia classe, la terza liceo dove, da quest'anno, insegno Italiano. Sorseggio la mia seconda tazza di caffè, mentre guardo la foto, e i visi dei miei studenti mi guardano da lì, sorridenti, colorati, con il mood ironico e scanzonato che sempre li distingue.  Perché ogni classe ha un suo carattere, come le singole  persone, e loro di carattere, nonché di creatività, ne hanno da vendere. Tuttavia mi soffermo perplessa sul titolo dato dalla giornalista di Repubblica: "Oggi il dress code lo decidiamo noi. La passerella a scuola è anche una protesta". Ma siamo sicuri, cari adulti, che sia una questione di dress code ? Sicuri che questa iniziativa, altrimenti detta Fashion week, riguardi il problema di come vestirsi?  Per chi ci vive tutti i giorni, nelle aule, fisiche e virtuali, forse la q
What's in a book (luglio 2021) Un libro per l'estate e non solo, anzi per tutto l'anno:  Roberto Cotroneo, Loro , Neri Pozza 2021. Ho iniziato a leggere questo romanzo di Roberto Cotroneo in gran parte già attratta dal titolo.  Loro , è infatti un titolo allusivo, che rimanda al sottinteso e insieme all'ignoto, ad un coté che in qualche modo è altro da noi ma nello stesso tempo è in rapporto con noi. Poi, fin dalla prima pagina, la narrazione coinvolge il lettore in un gioco emotivo di complicità e rimandi che perdura fino all'inaspettato finale e anche oltre.  Senza entrare troppo nel merito della trama, per evitare pericolosi spoiler quanto mai inopportuni in una costruzione narrativa così pneumatica, posso anticipare che di questo libro esistono molti livelli di lettura: il primo è ovviamente la rincorsa serrata tra fabula e intreccio , cioè la storia e il suo dipanarsi attraverso i personaggi e le loro relazioni; il racconto in prima persona offre infatti una
 What's in a "look": Zitti e buoni, ovvero Damiano e la tradizione. Ho letto commenti di tutti i tipi sulla vittoria dei Maneskin a Sanremo. Forse perché  in questo periodo di semi-lockdown e coprifuoco, la gente sta di più a casa e  ha visto il famigerato Sanremo proprio quella porzione di pubblico che normalmente ne  prende le distanze o non lo guarda proprio. Senza dubbio molti sono rimasti sorpresi dal successo di questi 4 ragazzi romani che, come alcuni fanno notare, sono passati in un baleno "dal liceo a Sanremo", liceo che, sempre come molti altri sottolineano, pare non abbia coinciso del tutto con la brillantezza negli studi. Ecco. Andiamo a vedere però cosa è successo in quel "baleno". E la velocità del loro successo non deve trarre in inganno, non deve far pensare che sia per questo meno valido. I suddetti ragazzi hanno fatto con umiltà la loro gavetta, hanno riconosciuto fin da subito che la musica era la loro passione e si sono impegnati in
 What's in a book n.5 Maria Grazia Calandrone, Splendi come vita, Ponte alle Grazie 2021. Come l'antiporta di un libro antico e prezioso, ad aprire il libro c'è l'immagine: una donna giovane e felice tiene in braccio la bambina, che muove i suoi primi passi verso la vita e volge lo sguardo verso l'obiettivo.  Dove sta andando la bambina e perché? Sta entrando nella nuova casa che il Destino ha progettato per lei, incontro ad una serie di opportunità che sembrano l'inizio di un romanzo.  Ma l'immagine è una fotografia, tratta da un articolo del Paese Sera, 10 luglio 1965 e  tu, Lettore, vieni a sapere immediatamente la Verità: cioè che la madre non è la Madrevera (anche se sarà, per sempre, Madre ) ma che la madre biologica, Lucia, ha posto fine alla sua vita nel Tevere, non prima di lasciare la sua bambina di otto mesi alla  comprensione e alla cura del Mondo, teneramente adagiata su un prato di Villa Borghese. Mondo che infatti ha accolto, e protetto, la pi

Eveline

 What's in  a book n.4 Eveline , da Gente di Dublino , di James Joyce, trad. italiana di M. G. Minoya. Ed. orig. Dubliners . Sedeva alla finestra osservando la sera che calava sul viale, con la testa appoggiata alle tendine e nelle narici l'odore del crétonne polveroso; si sentiva stanca. C'era poca gente per la strada. L'uomo che abitava nell'ultima casa passò rincasando; ne sentì i passi risuonare sul cemento del marciapiede e poi scricchiolare più in là sul sentiero, davanti alle nuove case rosse.  Inizia così uno dei racconti più belli e rappresentativi dei Dubliners di Joyce. Storia di adolescenza e giovinezza ma nello stesso tempo metafora dell'immobilismo di un mondo che non sa rinnovarsi La casa! Si guardò attorno per la stanza, passando in rivista tutti quegli oggetti familiari, che per tanti anni aveva spolverato una volta la settimana (...). Lei aveva acconsentito ad andarsene, a lasciare la sua casa. Era saggio ciò che faceva? La giovane, mite, Evel